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CRAVEGNA E LA FEDE

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Il percorso al Sacro Monte di Salera

 

 

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CRAVEGNA E LA FEDE

ORATORI DI CRAVEGNA
(Tullio Bertamini)

Il Sacro Monte della Madonna di Salera - parte terza

L’oratorio-santuario della B. Vergine della Salera è il punto finale dell’itinerario mistico del S. Rosario, proposto dalle cappelle dei 15 misteri. Questo itinerario doveva essere percorso con la recita dell’intero Rosario e relative stazioni cioè meditazioni davanti alle singole cappelle. Nel santuario avvenivano le funzioni conclusive. L’architettura dell’oratorio-santuario è semplice ed elegante insieme e, quello che è più, perfettamente intonata alla serie delle cappelle ed a tutto l’ambiente circostante che è una preziosa castonatura in cui il bel santuario pare emergere con gioiosa ed esaltante armonia nell’aria tersissima della montagna. Ha un corpo esagonale da cui aggetta il presbiterio di base quadrata. Il corpo centrale è coperto da un catino sostenuto da pennacchi. All’internò notiamo subito l’immagine seicentesca della Madonna di S. Luca, riportata intatta dal Borgnis al centro del muro sopra l’altare, in un ovale attorno al quale ha affrescato alcuni vivaci angioletti che sembrano reggere l’immagine miracolosa. Una fastosa e complessa cornice barocca in legno scolpito e dipinto si allarga sul muro attorno all’immagine; è attribuibile allo scultore del legno Giacomo lachetti di Macugnaga venuto ad abitare a Cravegna. L’altare in muratura è ricoperto di tavole di legno ed ha un discreto pagliotto in tela dipinta.

La volta del catino fu affrescata dal Borgnis che vi raffigurò la Gloria del/a B. Vergine Maria in cielo e negli sguanci dei pennacchi quattro profeti. Questi affreschi purtroppo hanno subito notevoli danni dalle infiltrazioni d’acqua attraverso il tetto e sono da restaurare prima che il tutto si cancelli definitivamente. La facciata ha una finestra in alto, una porta in basso al centro e le solite due finestre devozionali ai lati. Sopra la porta la scritta D.O.M. -B. YM. Sub tuum praesidium confugimus 17+29. A riparo della porta centrale e delle finestre devozionali vi è un bellissimo portico tetrastilo che armonizza perfettamente con il resto della costruzione. Notiamo anche un minuscolo campanile con una campanella e la sacrestia sul lato settentrionale, costruita, come si è detto, nel 1730.

Dopo il saccheggio che i soliti vili mercanti di suppellettili religiose hanno fatto anche in questo oratorio, per cui attualmente resta povero e bisognoso di tutto, occorre che i cravegnesi rinverdiscano il loro interesse per questo monumento, faticosamente e nobilmente voluto e realizzato dai padri come segno della loro fede e dell’enorme valore spirituale, culturale e sociale che essa offre.

Note:

  1. Anche il Santuario della Madonna della Vita (Mozzio) ebbe ongine dalla immagine della Madonna di 5. Luca portata da Bologna da emigrati mozziesi e posta in una cappelletta della frazione Smeglio (1619). Questa divenne il Santuario attuale con la ricostruzionefatta nel secolo XVIII. Vi si ammirano i festosi affreschi del pittore vigezzino Giuseppe Mattia Borgnis.

  2. Documento in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  3. Documento in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  4. Documento in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  5. Relazione del parroco G.A. Lamafalcetta nell’anno 1738 in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  6. Documento in Archivio parrocchiale di Cravegna.

  7. Relazione del parroco don Giuseppe Braneschi che curò la parrocchia di Cravegna dal 1914 al 1971.

Il pittore Giuseppe Mattia Borgnis è l’autore del “disegno architettonico  eseguito nel 1726, del Santuario della Madonna della Guardia sul colle di Salera in Cravegna e delle sedici cappelle che vi conducono. Nelle cappelle illustrò i misteri del Santo Rosario così distribuendoli: l’immacolata, di ispirazione Murilliana, ricca di venustà e di grazia, con le braccia aperte e gli occhi rivolti al cielo in dolce atto di amore; sulla voltina sorridono dodici putti. L’Annunciazione ove la Vergine, vestita di rosa con manto azzurro, ginocchi e mani giunte, si inchina dolcemente verso l’Angelo che sta in atto di piegare un ginocchio; dall’alto una colomba, dipinta sotto l’Eterno Padre e un nugolo di Angeli, manda un raggio sulla Vergine Santa.

La Visitazione in cui Elisabetta, molto in là negli anni, di colore bruno, stende le braccia verso la Madonna, che abbassa verecondo mente le ciglia, ed ambedue rivelano la gioia dell’incontro e della duplice misteriosa maternità; ai lati 5. Giuseppe e Zaccaria assistono visibilmente compiaciuti. La Natività ove la Madonna, seduta, ha disteso sulla paglia un candido pannolino per coprire il Neonato; ma indulgendo alla devozione dei pastori accorsi, ne alza con la destra un lembo, e subitamente dal Pargolo si sprigiona chiarissima luce, che illumina gli asta nti, i quali col sorriso esprimono la gioia che riempie l’anima loro.

La Presentazione al Tempio, nel cui centro Simeone, atteggiato a dignità veneranda, esprime la gioia di aver tra le braccia il Bambino che, quasi gli dispiaccia di essere diviso dalla Madre, si volge graziosa mente a Lei: sullo sfondo stanno 5. Giuseppe e due figure di sacerdoti. La calma sovrana dei gesti e l’opulenta armonia dei panneggi, concorrono ad aumentare il senso patriarcale e lievemente estatico della scena. Della Disputa che, quando la vedemmo per la prima volta molti anni fa, era indubbiamente, il più imponente e movimentato di questi dipinti, non rimangono del Borgnis che gli Angeli del Catino e degli intradossi, perché l’affresco .fu rifatto ex novo nella parte inferiore da Francesco Agnesotti nel 1943 per interessamento di F. Uttinì, ma con figure uniformi ed estatiche e a colori chimici irresistenti. Cosi dobbiamo dire della Agonia di Gesù, rifatta in tela nel 1930 da Agostino Beltrami, ricopiando il Morgari. Nella Flagellazione Gesù, legato ad una colonna, alza lievemente gli occhi al cielo; mentre due manigoldi, robusti, rossi, color sangue, cupi in viso e nelle membra seminude, lo verberano furiosamente, ed un terzo di fronte aggiunge scherno alla violenza degli altri. L’Incoronazione di spine è di una bellezza di colore singolare: Il Salvatore, seduto e con in mano una canna, sembra guardare pietosamente i manigoldi intenti ad intrecciargli la corona intorno al capo, sofferente più per l’affronto per quel misfatto, che per il proprio dolore. La Caduta è presentata in un paesaggio montuoso, ove si vede Gesù che inciampo e cade sotto il peso della Croce: tiene a terra le ginocchia e, alquanto incurvato, si appoggia con la destra ad una pietra, e con la sinistra, sostiene la croce, volgendo contemporaneamente il capo alla afflittissima Madre, che inginocchiato d’innanzi a Lui, lo guarda lacrimosa e gli stende le braccia. Il Ci reneo, dietro Gesù, si sforza di sostenere la croce, mentre alcuni soldati sembrano interrogare il Centurione a Cavallo, ed egli comanda di proseguire. Il Crocifisso, rischiarato dalla Luce intermittente del sole che si oscura, rendendo più cupe e sinistre le ombre, drammapzza la tragicità e lo squallore della scena, che il Borgnis ha cercato di attenuare, in senso un po’ anacronistico, con alcuni angeli dipinti sulle pareti opposte. Nella Resurrezione il Redentore in alto, esilissimo, bianco vestito, sostiene con la sinistra la Croce e con la destra la palma, è intorno a Lui si diffonde una luce candidissima che abbaglia i due soldati, che custodivano il Sepolcro. Nell’Ascensione si vedono nel centro le trè Marie e d’appresso gli Apostoli che, parte inginocchiati e con le mani alzate, guardano in alto, meravigliati e sorridenti, ed uno di loro sub schermo alla luce con la mano, quasi non possa sostenere lo splendore di Gesù, che appare circon fuso di Luce e col Vessillo della redenzione. La Pentecoste è quanto mai suggestiva e ricca di pensiero; la Vergine è maestosamente seduta in mezzo a braccia incrociate, e intorno a Lei gli Apostoli, inondati dai raggi luminosi che una colomba espande dall’alto, o disputano trù loro o si affacciano all’esterno per arringare la falla cosmopolita, e variopinta. Nell’Assunzione la Vergine con le braccia sollevate in alto ed il manto che mosso dal vento, sembra portata via da quattro angioloni; sullo sfondo sorride un ampio paesaggio dalle linee ondulate e dagli esili alberelli. L ‘Incoronazione è .fatta a semicerchio nel quale in alto, su fondo bianco ed aperto, il Padre ed il Figlio cingono di serio regale la Vergine, che incrocia le braccia umile in tanta gloria. Sui lati di ogni cappella, che .fùrono costruite a spese di varie Jàmiglie di Cravegna e di Viceno, il Borgnis ha dipinto gli Apostoli, gli Evangelisti, e i Principali Santi della Chiesa. Tutti questi dipinti vennero pagati da un Cravegnese residente a Ferrara in lire duemila, come risulta da una nota d’archivio.

Il guaio si è che predette cappelle sono ora in parte deteriorate e guaste, non tanto dagli agenti atmosferici, quanto dai vandalismi di giovani pastori, ed operai, che insujllati, dalle nuove auree popolari, rinnovarono a bella posta alle figure il martirio di Santo Stefano e di Santa Lucia.

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